Emilia

Durante il suo turno di sorveglianza al fuoco sacro la Vestale Emilia ne affidò la custodia ad una novizia che essendo inesperta lo lasciò spegnere.
Per salvare se stessa e il destino di Roma, Emilia rivolse una preghiera alla dea chiedendo perdono e gettò un lembo della sua veste sulle ceneri ormai spente. La dea rispose alle sue suppliche e da quel lembo subito scaturì una grande fiamma che riaccese il fuoco:

“Maximae vero virginis Aemiliae discipulae extincto igne, tutam ab omni reheprensione Vestae numen praestitit; qua adorante, cum carbasum quam optimam habeat foculo imposuisset, subito ignis emicuit”.
Valerio Massimo

“Essendosi spenta la fiamma, il potere di Vesta difese da qualunque castigo la discepola della Vestale Emilia, la quale si mise a pregare e gettato sul fuoco un lembo della sua veste di finissimo lino, all’istante divampò il fuoco”.

Alcuni versi di Dionigi d’Alicarnasso riportano addirittura la preghiera che Emilia avrebbe rivolto alla dea:

“Vesta protettrice di questa città, se dopo trent’anni che sono al servizio dei tuoi altari io non ho alcuna cosa a rimproverarmi né quanto alla vigilanza, né quanto all’onestà che tu richiedi nelle tue ministre, rendi in oggi la tua presenza sensibile, soccorrimi nel frangente in cui mi trovo, e non soffrire che io perisca con una morte ignominiosa: o se io ho commesso un errore di qualunque sorta, vendicati sopra di me col supplizio, il più crudele, e preserva i cittadini dai tristi effetti della tua collera”.