Nella società romana il potere religioso e quello politico-civile erano concentrati nelle mani di una stessa persona: originariamente in quelle del Re, più tardi in quelle dell’Imperatore. Anche in età repubblicana le cariche religiose erano conciliabili con quelle politiche (fatta eccezione per il Rex Sacrorum e il Flamen Dialis):Cicerone, per esempio era un augure. I sacerdoti quindi non costituivano una categoria a parte: le cariche religiose erano un impegno aggiuntivo che un cittadino poteva svolgere contemporaneamente a quello politico o amministrativo. I sacerdozi erano gruppi specializzati, ciascuno era addetto a determinati riti e funzioni. Inizialmente erano accessibili solo ai patrizi, in seguito furono aperti anche ai plebei. Ad eccezione del Rex Sacrorum, dei Flamini e delle Vestali, nominati dal Pontefice Massimo, i membri dei vari collegi e sodalizi erano scelti per cooptazione. Le cariche erano a vita e quando si rendeva vacante un posto i componenti cooptavano un nuovo membro. I sacerdozi si dividevano in tre categorie: individuali, collegiali e sodalizi. Ordine a parte era quello degli aruspici.

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La struttura religiosa